01 luglio, 2010

Oh my God!

Oggi ho sentito per la prima volta un cuore minuscolo pulsare, pulsare fortissimo, veloce come la luce. Anzi, era un puntino di luce.

Sono felice, felice terribilmente, ma così turbata dalle emozioni che provo, mai nella vita così numerose, complesse, ancestrali. Così turbata che non so raccontare, non so parlare.

Ho la pancia che batte e che vive, e si chiama PumPum.

10 maggio, 2010

Ci vuole ricerca, ci vuole pazienza

Ci sono pensieri duri ed insieme fragili come la pelle di un tronco, il tronco di un ulivo.

E quando mi prendono questi pensieri così, vorrei solo avvicinarmi di più, per riuscire a vedere i percorsi sull’epidermide dell’ulivo, la geometria attorcigliata su se stessa.

Ho bisogno di un albero che si abbraccia da solo, legato in maniera ostinata al terreno. Solo in qualche caso, in quelle strette puoi trovare un accesso. Ma sono alberi rari.

Ci vuole ricerca, ci vuole pazienza.

07 maggio, 2010

Io e lei, e le alghe

La spiaggia di questi giorni ha i colori più belli dell’anno.

Ci puoi camminare vestita con il cappottino leggero rosso e vedere bambini in mutandine che fanno le prove per l’estate. La spiaggia in primavera sembra un mercatino delle pulci, ci trovi steso, accanto alle impronte minuscole dei granchi, tutto quello che il mare ha conservato durante l’inverno. Ossi di seppia, plastiche di ogni tipo, le alghe marroni che lasciano un cordone di ombre e odore di mare ancora più forte.

Qualcuno verrà a ripulire il tappeto tra qualche giorno e di questo bazar rimarrà l’impressione per chi d’estate il mare preferisce guardarlo dalla torre.

Mentre camminiamo, ci ripariamo dagli schiaffi del vento, e tu mi racconti, ed io io mi stupisco, di come sia possibile non amare il gelato alla vaniglia, nel suo guscio di cioccolato, accanto alla tazzina del caffè.

Posso raccontarti le storie che a tutti sembrano eccessive, posso dirti le bugie con gli occhi tristi, dirti che sono completamente serena, e tu ci credi, ed insieme sai a cosa non credere.

Abbiamo in comune la mia cameretta, abbiamo coltivato le stesse tre lenticchie nel batuffolo da bambine, e parliamo la stessa lingua di mare e di alghe.

28 settembre, 2009

Degli smarrimenti

Per me, che riesco a nominare l'essenza delle cose e non la loro assenza.
Per me, a cui l'orgoglio tappa la bocca e dallo spiraglio entrano spifferi e suoni lontani.
Per me, a cui fa male tutto perché niente diventa innocuo, col tempo.

Per me, per quando mi si spezza il respiro davanti all'Auriga di Delfi, perché quei solchi lungo i corpo di bronzo, e la perfezione delle ciglia, e i ricciolini intorno al viso, e la postura di quegli arti parlano a voce alta con un linguaggio universale.

Per me, che sono un po' triste e non lo dico né lo spiego.

Ecco.

Per me. Che mi smarrisco e mi ritrovo nelle favole che scrivono i due amori della mia vita.

07 agosto, 2009

Colori al sole II



Io non ho ancora le parole, nemmeno oggi. Ma ho altri colori, e forse basta. Insieme al maestrale che è finalmente arrivato, dovrebbe bastare a scacciare quelli che da bimba chiamavo "i bui".

Colori al sole I






In questa estate che non è estate, in questo anno che non è un anno, in questo blog che non trova le parole per raccontare laLila, servono immagini nette che parlino dei colori di casa mia, in questa estate di questo anno.

09 febbraio, 2009

Lunedì

Forse oggi inizierò ad avere meno freddo, forse Fab riprenderà ad usare la moto.

Sono stati mesi silenziosi. Nocciole e sassi si sono depositati sul fondo dello stomaco e molte cose sono state scoperte e chiamate con il loro nome. Mi sembra che l'inverno quest'anno mi abbia tradito, che abbia ovattato e coperto tutto il colore con troppo bianco, troppa neve, troppo silenzio, mentre io ero lì, a cercare carote arancioni per far respirare pupazzi sbilenchi.

Oggi vorrei chiudere l'inverno in solide scatole di cartone, perché ho bisogno di sole, e di colore, e di rumore, almeno fino all'estate.

03 settembre, 2008

04 agosto, 2008

C'è un tempo


C'è un tempo per tutto.
Questa è la stagione per crescere.

Vorrei crescere intensa e fitta come le bouganville di casa.
Ed oggi te ne ho parlato, mia piccola, ed abbiamo deciso che diventi grande anche tu.

"Je n'oublierai jamais. Promis."

Non dimenticherò mai di essere piccola con te.
Per sempre, quella voce di bambine.
Per sempre, le nostre ore di agosto, dopo il mare.

02 luglio, 2008

laLila corre ma ogni tanto si ferma


Nel silenzio della mia campagna, tra i trulli. Che forse avere un tetto a punta, e pietre, e terra, e farfalle notturne intorno, aiuta. Nel fresco della sera, con le chiacchiere di Paola che si confondono con quelle delle cicale.

Aspetto le lucciole, ho sempre saputo tradurre la lingua di quelle che si vedono tra i trulli.

laLila non scrive ma corre


Foto di anni fa, sensazione di oggi. Pomeriggio di pensieri oltre la siepe, sguardo lungo il muro. L'affanno di correre dietro al mondo non concede tregua alla mia insofferenza. E la pelle si screpola un po', mi chiede mare, ed io non so più se sto vivendo o solo correndo.

04 marzo, 2008

laLila ritorna a primavera

E' come se tutto profumasse di inizio primavera. Come se tutti si stessero preparando per una festa, e avessero respiri di novità.

Vestiamoci di fiori, dicono gli alberi.

Ed anche io dovrò cercare pantaloni di lino e magliette viola. E quaderni verdi, per scrivere della primavera, per disegnare prati con i miei piccolissimi pastelli nuovi.

Ho in testa pensieri che sono come uccelli, oggi, e questa frase mi ricorderà per tutta la vita la mia nonna matta che profumava di bosco.

28 novembre, 2007

Tonight


"vedere la neve che cade sul mare è un privilegio"


Quando mi manca laTita mi manca la mia città.
Quando mi manca la mia città mi manca il mare.
Ed il vento.

E quando mi manca il vento mi mancano gli inverni con laTita, che segnava su un quadernino povero - lei non aveva un moleskine - le mie frasi. Insieme ai suoi lunghi racconti strampalati. Insieme agli scontrini dei bar.

Ma lei stasera mi ha promesso che mi spedisce un pacco di quadernini.

Ed io sorrido, anche perché il mio amore mi ha chiamato e sta per tornare.

Polaroid

Ma te le ricordi quel gruppo di signore sul lungomare?
Ed il cagnolino grigio sotto i piedi dell'uomo che ti sedeva accanto?

Ed il matrimonio nella piazza? La donna vestita di rosso che faceva giocare il piccolo sul muretto della chiesa? Ed il suo cappello, come non ricordarlo.

E poi quel ragazzo che accompagnava il vecchio sul grande balcone, il padre, immaginammo, per fargli vedere il mare? Anche questo, lo immaginavamo, ma su un grande balcone non si può che andare per guardare il mare. O per sentirlo, come dicevi tu.

Quanto ci piaceva, quel ragazzo. E quanto ci sembrava tutto così retorico, le signore, il cagnolino, il matrimonio, il cappello sul vestito rosso, il vecchio fragile ed il ragazzo sensibile.

Eravamo due giovani snob, io e te, così felici e ridicole. Ed era bello leggerti Brecht sul lungomare, mescolarlo ai tuoi sogni di teatro, di purezza assoluta. Con la tua Polaroid nello zaino, che un giorno ti avrei perso in un viaggio.

Abbiamo fermato milioni di immagini, noi due, e solo tu hai una memoria pari alla mia. Forse per questo, parlarti per ore, ancora oggi, è la cosa più bella che posso fare in questa sera stranamente silenziosa.

27 ottobre, 2007

Le fate sono al lavoro...


... e laLila è felice, emozionata e felice.
Imbranata e felice.
Persa tra le risaie e felice.
Con mille idee e felice.
Con mille cose da fare e felice.

26 settembre, 2007

Il pleu sur la ville


Su questo pomeriggio che finisce e che mi promette cibo buono per la sera, fatto in casa da me come avviene così di rado, e chiacchiere fitte, e pagine nuove da scrivere nel mio magico quadernino. Oggi prendo fiato, perché poi da domani scompaio per due giorni. Prendo fiato ed annuso quest'aria di pioggia, dopo aver cercato di far capire alla gatta che, quando piove, le sue meravigliose, morbide zampine, lasciano le impronte sulla moquette.

Ore otto e zero otto

Seconda foto autunnale: oggi laLila mette le calze! E cerca un po' di coraggio per uscire, questa mattina in cui piove e fa freddo e sarebbe così bello rimanere sul divano con un bel libro.

25 settembre, 2007

Autumn in Milan


Quest'anno, cada il mondo, fotograferò l'autunno. Quella di oggi è la prima foto, nei Giardini di Porta Venezia.

Non mi si vede ma sono con il naso all'insù per guardare le bolle di sapone, con la busta con le scarpe nuove che dondola allegra, con il cuore e la testa pensosi che cercano leggerezza e con il telefonino che sta per squillare, anche se io non lo so ancora.

Mi piacerebbe moltissimo che qualcuno, fotografando l'autunno, avesse fotografato me che guardo la bolla.

14 settembre, 2007

Sapori

C'è il sapore dell'uvetta, anzi, del pane con l'uvetta, con cui ho fatto colazione ieri. L'uvetta sta bene nel pane, che diventa pan tramvai, come lo chiamava la mia nonna. E ad un certo punto mi ha fatto ridere, il pan tranvai, da quando ho scoperto che il nome è la trasformazione italiana di Tramway, il pane che in Inghilterra si trova in metropolitana, e si mangia come un dolce.

C'è il sapore dei finferli, ah i finferli nei rifugi in montagna.

C'è il sapore della frutta a settembre, ed io stasera corro a cercarlo, quel sapore, insieme al sapore della cucina di mia mamma.

Mentre aspetto di vedere se sarà un inverno di arance tagliate, con le noci spezzettate sopra, o di mele al forno e pere cotte nel vino. Ogni anno me lo chiedo, più o meno in questo periodo.

Vorrei che questo fosse un inverno di frutta calda, con le scaglie di mandorle e gli amaretti tritati.

29 agosto, 2007

Batgirl

I pipistrelli, a Milano, non li avevo ancora visti.

E questa mattina, aprendo la porta dell'ufficio, ne ho trovati due. Che volavano, vicini. Ed io, che ho paura persino dei grilli, non mi sono spaventata per nulla.

Li ho trovati follemente romantici, ho immaginato che lei che si fosse persa e rifugiata qui e che avesse chiamato tutta la notte - col radar - il suo compagno. E che lui avesse coraggiosamente sfidato la morte fatta di scope per venire a liberarla.

Inventavite, bat edition

25 agosto, 2007

Mi rifiuto

Di vedere film così cattivi, così semplicemente cattivi, così completamente cattivi.
Io mi rifiuto, punto e basta.
Anche se non è di moda, anche se tutti dicono che i film cattivi sono impegnati, sono importanti, sono denunce sociali e blablabla.
Io non li guardo più.

21 agosto, 2007

Polly at work

Polly fa così: se sono alla scrivania ed uso solo il mouse e controllo la posta, guarda lo schermo e poi si addormenta, ma la coda, in fondo, si muove per circa due centimetri e la zampetta dietro si adagia in automatico vicino al mio polso, e fa il solletico.

Se invece pigio questi tasti grigi, allora si agita dappertutto e annusa il tasto che ho appena pigiato e vorrebbe passeggiare per la tastiera, e mi rovescia la colla e pretenderebbe di giocarci.

Ed io gioco, visto che è l'ora di pranzo e non ho trovato nulla di buono da mangiare.

Ancora viette e paesini

Nei paesini del sud, i ragazzini si baciano ancora nelle stradine nascoste. Si baciano, però, moltissimo nelle ville, e le ville sono ancora quello che io chiamo giardini. Si baciano sulle panchine o sotto gli alberi. Si baciano molto di più di quanto si baciano i ragazzini di Milano.

Ed i vecchi, nelle ville, si fanno la loro passeggiatina. Lui ha pantaloni azzurri di cotone, troppo larghi, e una camicia a mezze maniche, spesso a righine. Lei è grassoccia, ha sempre i capelli ordinati e porta le scarpe col tacco basso ed una borsetta di paglia intrecciata.

Camminano piano piano lungo il vialetto di ghiaia, senza guardare da nessuna parte, e si tengono per mano.

Ed io mi chiedo se sempre nella loro vita hanno camminato così o se invece è una abitudine degli ultimi tempi, questa di tenersi per mano.

20 agosto, 2007

Katastrophé

Esiste una parola greca che non viene più usata nel suo significato originario, che descrive lo stato della corda della lira che, pianissimo, impercettibilmente, torna al punto di riposo e di equilibrio dopo essere stata toccata. È il termine inevitabile, il punto di ritorno dopo l’infrangersi del suono. È il silenzio, è la meraviglia ed il terrore della musica che cessa.

È katastrophé. È il fermarsi prima di ricominciare, prendendo fiato, rilassandosi dalla tensione. È giungere ad un nuovo stato, cambiare.

Che sia catastrofe e meraviglia, questo momento.

Back home



Eccomi. Quest'anno la Puglia è stata casa ed amici, ulivi e stradine notturne, incredibilmente ed improvvisamente tranquille. E' stata pesce e frutta, e cibo mangiato per strada. E' stata cieli e notti con i grilli. E Fab a piedi nudi nella mia stanza.

E' stata chiacchiere e silenzi, come per raccogliere le idee, come per sentire meglio quello che mi piace fare. Ho da fare, quest'anno, per questo avevo così bisogno delle mie stradine silenziose.

02 agosto, 2007

La mia mamma un giorno mi ha scritto questo

Ti ho plasmato con la carta del tempo.
Sotto la luce viva, ogni giorno, tornavo al mio lavoro.
Ti accarezzavo con dolcezza,
muovevo piano la materia,
nel timore di perderti.
Ho lavorato per anni senza stanchezze.
Veniva l'esperienza a trovarmi
e la mandavo via
perché tu fossi fresca e viva.
Veniva la favola
e la tenevo in disparte,
perché tu fossi reale.
Veniva la pena
e la cacciavo lontano da me,
perché tu fossi solo frutto della gioia.
Veniva la paura
e la allontanavo,
perché tu avessi coraggio.
Veniva ciò che avevo,
le mie sconfitte,
le mie vittorie,
venivo io a te.
Ed una mattina tu ti muovesti.
Eri tu, frutto di te stessa.
Libera di andare,
volando via come una rondine
che ha la sua vita nel cielo.

Era il mio primo Natale qui, e, questa sera, è saltata fuori da un cassetto dimenticato, ed io la rileggo continuamente. E' bella, la mia mamma.

30 luglio, 2007

laLila in moto

A breve, mi vedrete sfrecciare per Milano in moto, avrò un casco arancione e delle scarpe con la punta rotonda, turchesi, credo, o rosse. Avrò l'espressione beata, immagino, per l'arietta che arriva, e sarò anche molto sorridente. Ma non mi dovrete distrarre, ai semafori, perché io già sono molto distratta da sola.

Però.

Però credo che mi incontrerete solo lungo corso Sempione, in un senso o nell'altro, perché, per ora, so solo andare dritto, ché, girare, mi fa ancora paura. La seconda lezione, domani, cercatemi nei parcheggi isolati... :)

27 luglio, 2007

Pomeriggio

Per la Tita.

Oggi vorrei che tu fossi qui. La mia casa sarebbe fatta apposta per accoglierti, per farti riposare, tu che sei stanca, con quella bimba bella ed instancabile. (tu con una bimba, miodio)

Ci sarebbe un'aria serena, le persiane per metà giù. Sul tavolo i miei libri e i fogli, come quando studiavamo insieme. (
tu non studiavi mai, e come mi arrabbiavo, io)

Potrei preparare la tua tisana, anche con questo caldo la berresti, tu, e accenderemmo la radio. Perché io e te, insieme, cantiamo. (
solo Fab canta quanto te)

Potresti addormentarti, mentre io leggo. Ti permetterei perfino di fumare, con la schiena appoggiata al muro e la faccia rivolta al cielo. E riprenderemmo il discorso fatto ieri sera, anzi, non avremmo più bisogno di farlo.


Sarebbe un tardo pomeriggio bellissimo, io e la mia amica.

So slow

Oggi vivo in maniera tenue, cercando tutti i modi per ripararmi dal calore che avvolge Milano e rende l'aria liquida e incandescente. Cercando l'energia per arrabbiarmi, una buona volta, così poi mi passa. Perché io sono sempre stata così, se mi arrabbio, passa prima.

Domani un pranzo di bagel e centrifughe di frutta, chiacchiere e poi un giro alla Feltrinelli.

Oggi vivo piano, corro solo per arrivare dal Fab.

Vivo piano, in mezzo alle mie cose, tra le facce delle persone care, tra le scarpe colorate sul mio parquet, tra i miei libri, tra i pensieri, tra i commenti del mio Cico che mi conosce così bene, tra gli sbadigli della gatta, tra le vie di questa città veloce che mi ha adottato.

So slow, oggi, ma meno cupa e triste.

Cupa e triste

Tutti sono in vacanza, perciò oggi posso scrivere che mi sento cupa e triste, senza che nessuno si preoccupi troppo.

Mi sono stufata di questo artificiale stato d'animo positivo che oggi devo avere in ufficio
- LaLila friendly and relaxed status on -

Mi sono stufata di parlare dei problemi degli altri
- LaLila interested and witty status on -

e di far finta che a me vada sempre tutto bene
- LaLila happy and wishful thinking status on -

Sai che c'è? Status off. Oggi laLila è cupa e triste, punto e basta.

24 luglio, 2007

Une petit robe noir

Ora, si sa, io amo il nero.

Ho provato a tingermi i capelli di nero, e non mi sentivo a mio agio, ma nei vestiti mi piace moltissimo, e tutte le dive del mio immaginario sono ferme nel loro fotogramma perfetto, con un vestito nero. Con l'eye-liner nero.

Però nei vestiti da sposa no, è davvero lontano dalla mia idea di Lilachesisposa, anche se la rivista estremamente fashion che ho comprato sembra pensarla diversamente.

Ecco, io, quel giorno, mi vedo di più come una fata dei boschi, anche se poi lo so che qualcuno mi convincerà che non è il caso... Però, per non sbagliare, oggi sono passata da Feltrinelli e ho scelto un libro, un libro con i vestiti delle fate, così la rivista fashion è finita nel cestino!

13 luglio, 2007

Non ho resistito...

... mi trovate in giardino, tra le frasche,
o sul tetto, con la gatta ...

Leggerezza

Ho voglia di leggerezza, di trovare un rossetto e riuscire a metterlo con disinvoltura, di una gonna a ruota, di pagine scritte, di sentire la notte sulle spalle.

Ho voglia di sere senza pensieri, con la luce che non se ne va. Di volare nell'acqua, con le pinne gialle a far da timone per un mondo dove tutto è diverso e meraviglioso e.

Di tavole apparecchiate all'aperto, con le candele, di piccole attenzioni, come un frigo pieno di lattine di coca cola "che a te piacciono tanto" (lo so, la coca cola è il diavolo e noi lo dovremmo combattere, e non si può far la spesa bio e poi passare a comprare le lattine del demonio, e tutte queste sagge cose, ma è così buona). E per non sbagliare, di panini con la salamella e birre ghiacciate alla festa dell'unità, con i vecchietti innamorati che ballano il liscio.

Ho voglia di nuotare in laghi, fiumi, torrentelli, in tutte le acque così fredde da togliere il respiro. Ho voglia di farmi colorare i capelli, ma mi passerà non appena avrò trovato il rossetto giusto.

Ho voglia di libri e di creme che profumano, di acqua con le fettine di limone, di feste e di fette di melone.

Tutto ciò perché oggi ci sono le rondini che si chiamano nel cielo turchese, in questa vietta tranquilla di Milano.

11 luglio, 2007

Imitatio cum variatione


laLila gioca, cita l'esegesi latina e pubblica sul blog!
Mi sento molto pop-art e molto drammatica... ;-)

06 luglio, 2007

Tobia

Tobia, il brufolo che non andrà più via.

Ieri sera, appena investita del titolo di degustatrice provetta (ma brilla dopo un bicchiere), ho battezzato il mio brufolo. Tobia, in fondo, non è così cattivo, ed oggi mi è grato e ha deciso di essere meno rosso. Posso rinunciare all'idea di uscire di casa con uno dei miei bellissimi cerotti di Hello Kitty.

05 luglio, 2007

Io e il mio brufolo

Siamo ormai inseparabili, lui è li, da ieri, e non mi ha mai mollato.

Adesso lo porto fuori e cerco di seminarlo, anzi, prima lo faccio ubriacare... e poi lo lascio al ristorante, anzi, lo chiudo in cantina. E, se resiste, stanotte lo soffoco con il cuscino. E, se sopravvive, domani lo schiaccio. E, se non ci riesco, prometto di farmene una ragione e di non suicidarmi io...

Comunicazione di servizio!

Perciò, oggi, non cercatemi...

04 luglio, 2007

Il mio capo non ha mai letto Topolino

Io me ne accorgo subito se qualcuno nella sua infanzia non ha letto Topolino.

Si capisce dal fatto che non conosce, per esempio, la casa gonfiabile, un balabù, le rose di raso rosa. Non dirà mai slurp, gulp e snort.

Non pensa mai alle botole che catapultano fuori dal deposito, e non riderà nel sentire un nome come Arcibaldo Miller, e non riesce a immaginare una ragione plausibile per cui costruire una casa di legno sull'albero con una radio trasmittente che capta i segnali segreti.

Non si è mai posto il dilemma di capire perché, se Paperino vive costantemente con una casacca marinara e tutto il sedere di fuori, quando si fa la doccia si copra proprio quella parte che di solito tiene sempre scoperta.

Chi non ha mai letto Topolino fa più fatica a immaginare le cose, e cerca sempre di farle quadrare, perdendo tutto il divertimento, e non è mica lo stesso leggerlo da grandi, anzi, è proprio tutta un'altra cosa, anche se è difficile spiegare come.

02 luglio, 2007

Back home

Uff... ma aprire un chioschetto di gelati al mare?!

Ciao ombelichino del Salento, ho mantenuto il più a lungo possibile il sapore di sale sulla pelle, ed ho deciso di non pulire la borsa dai granelli di sabbia, e continuerò a mangiare anche qui il melone fresco e dolce, ma meno dolce.

22 giugno, 2007

Lama sottile

Nel libro che sto leggendo, un ragazzino coraggioso ha un coltello dalla lama sottilissima, con cui può aprire ovunque una finestra tra mondi diversi e passare aldilà.

Ecco, la mia finestra è azzurra, è disegnata tra le foglie e nel silenzio di un cortile nascosto, e ne sono gelosa come se fosse un mio segreto. Da domani fino al 2 luglio io sono in un altro mondo, guai a chi mi tocca questi giorni, voglio diventare mare e sabbia e colazione ricca di frutta e chiacchiere lunghe nella sera.

Tornerò felice, abbronzata ma con il naso spellato, e con un paio di sandali di cuoio nuovi. Richiuderò la finestra ed aspetterò di aprirla di nuovo, come ormai ho imparato a fare.

Pensieri da primo venerdì d'estate

Oggi leggo un po' di mail, scrivo un documento, mangio uno yogurt e poi mi trasformo in un ramo.

Per ondeggiare nel vento, anzi, in questa brezza leggera che c'è qui nel giardinetto.

Voglio mettermi lì, far da tetto a passerotti e a merli, sentirli cantare, non accorgermi nemmeno del loro peso. Credo che, tra tutti, io dovrei essere un albero da frutto, con i fiori bianchi e con ciliegie rosse e dolci come pendenti di una collana e con pesche ed albicocche come anelli.

Quindi, tra un paio d'ore circa, mi trovate in giardino, guardando in su.

21 giugno, 2007

Sturm und Drang

Ieri notte tornavo a casa mentre si preparava nel cielo un temporale.

Fab era una lucina rossa davanti a me, ogni tanto era così vicino che toccava il mio vetro, e girava piano la testa per guardare dentro. Va piano, in moto, lui, perché ama troppo sentire l'aria, guardare le cose, perdersi nelle strade.

Ed io ero nella mia macchinina rossa, e, mentre ero lì, ho mandato giù un fulmine. I fulmini non aspettano altro, dicono. Si è fatto spazio tra me e la musica alta, ed io l'ho mandato giù, bloccando il temporale, perché Fab arrivasse asciutto a casa.

Si è impercettibilmente diverse dopo aver mandato giù un fulmine.

Ho cose da fare, persone da andare a trovare, pagine da scrivere con microscopici pensieri, bagni in mare da sognare, giorni di sabbia meloni freschi e lentiggini.

Ho mangiato un fulmine. Le nuvole, questa volta, mi hanno fatto un regalo, perciò stamattina mi sento allegra e pronta a far passare questi due giorni che mi separano dal mare.

19 giugno, 2007

Florence

Ciao, Firenze - see you soon - perché avrei tante cose belle da fare insieme a te.

Ma questa volta è stato tutto così veloce che molti pensieri sono rimasti impigliati tra le pietre dure, nel cuore dell'ambra e lungo le striature del lapislazzulo.

Altri erano così piccoli e intensi che sono entrati nelle tasche e li ho riportati a casa ed ora li giro fra le dita come fossero biglie, li sento rotondi, freschi, fanno tintin per ricordarmi che ci sono, anche se non hanno ancora il coraggio di scivolare fuori, anche se io stessa non ho il coraggio di guardarli alla luce.

In questi due giorni l'idea era simile alle fondamenta di una casa. Qualcosa di stabile, a cui appoggiarsi, quando le vertigini fanno tremare le gambe.

Quando, per esempio, sono stanca, preoccupata, ma felice.

[Un passo alla volta]

08 giugno, 2007

Alcune cose ti parlano del passato

E ti riportano a quando non arrivavi a un metro, ma eri tu, ti sentivi tu. Se ti ricordi così bene dei dettagli, vuol dire che anche a meno di un metro eri tu.

La palla era celeste, di plastica, e tu la tiravi per ore, prima di cena, nell'aria azzurra, prima che tua nonna ti chiamasse "nanin, vegn in cà!", e solo tu la capivi perché era l'unica nonna del nord tra tutte le nonne dei tuoi amici.

Una volta hai mangiato una rosa, perchè l'avevi visto fare in un film. Poi ti sei preoccupata che la rosa germinasse in qualche piega del tuo corpo e ti potessi svegliare con boccioli di rosa che spuntavano dalle orecchie. E poi ti sei divertita all'idea, e hai sognato per anni che succedesse.

Ad un certo punto non hai più avuto paura del buio, anzi, lasciavi i biscotti per i lupi che ti si diceva vivessero sotto il letto "signori lupi, volete i biscotti al cioccolato?" e tu, anche oggi, adori i biscotti al cioccolato.

E la tua penna con le stelline, te la ricordi lei, perché l'hai dimenticata sull'unica casa su un albero della tua vita, l'unica su cui sei mai stata perché il terrore del vuoto, quello lì, non l'hai mai superato ed ancora oggi ti attanaglia anche se sali su una sedia. Ma quell'albero era bellissimo, di quelli con le foglie a cuore, d'argento, che cantano. Probabilmente la tua penna con le stelline è ancora lì, a scrivere storie di foglie che cantano.

Tutte queste cose, e molte altre, ti si sono fermate tra le scapole (le avevi "alate" tu, e ti sembrava di poter essere un uccellino, perché nessuno ti aveva spiegato che non era proprio così) e ti parlano del passato, in questa sera qui in cui hai realizzato che la tua amica è diventata mamma e che, anche tu, stai diventando grande.

05 giugno, 2007

laLila ed i Sud Sound System nella Smart

Se nu te scierri mai delle radici ca tieni
rispetti puru quiddre delli paisi lontani!
Se nu te scierri mai de du ede ca ieni
dai chiu valore alla cultura ca tieni!

(...)

Difendila! Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila!
Ntorna moi, difendila! Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila! De cine?
De ci ole cu specula e corrompe, difendila!
De ci ole sfrutta l’ignoranza, difendila!
De ci ole svende l’arte noscia, difendila!
De ci nu bole crisca ancora, difendila!
Pe ci nu tene chiù speranza
Pe ci ha rimastu senza forza, difendila!
Pe ci nu pote ma nci crite, difendila!
Pe ci nu te pote secutare, difendila!

(...)

Me la difendu, stritta e forte cullu core
quista è la poesia ca crea sta terra cull’amore.

E quindi eccomi qui, allegra, terrona e "radicata alli greci e bizantini"!

04 giugno, 2007

01 giugno, 2007

Qualcosa sta, impercettibilmente, cambiando...

Ieri sera corso di sommelier.

Per la prima volta senza Fab. Nella mia incostanza storica, avevo quasi deciso di non andarci, così, perché all'ultimo momento io mi stufo e cambio idea, ma poi ho deciso che Fab non avrebbe potuto fare a meno dei miei bellissimi appunti.

E Fato, capriccioso ma indulgente con una laureata in lettere antiche, ha fatto sì che io fossi premiata.


"Con la grande coppa vieni spesso tra i banchi della nave veloce, e togli i tappi agli orci panciuti; fino alla feccia spilla il vino rosso: noi, in questa guardia, non potremo essere sobri.
* * *
Sul banco della nave sta la mia focaccia impastata; sul banco della nave sta il vino d'Ismaro; disteso sul banco io bevo.

Di lottare al tuo fianco, come di bere quando ho sete, di questo ho voglia."

(Archiloco, Fragmenta, VII sec. a.C.)


C'era profumo di cera nel vino, ed io sono stata l'unica, ma dico l'unica, a sentirlo, e l'ho sentito davvero, netto, pulito e deciso come se qualcuno avesse acceso una candela vicino a me!

Il mio naso si sta educando, pianissimo, con una difficoltà incredibile, ma io ho sentito il primo profumo che non fosse profumo di vino. Adesso sono una sommelier in erba anche io, non sono più esclusa dal mondo dei profumi, ed è stata una grandissima consolazione, visto che ciò che accompagnava la degustazione erano le diverse tipologie di olii, ed io odio l'olio.


Però, il mio naso ha già una richiesta: vorrei tante boccettine, come quelle magiche di Maga Magò, ognuna con un'essenza, il kit perfetto per la sommelier in erba. Così io annuso e imparo i profumi, per poi riconoscerli nel vino.

Perché, se continuo ad ignorare (cosa sia e) che profumo abbia l'icis, non diventerò mai la più brava!

31 maggio, 2007

Sei tu

Sei il cielo turchese di ieri mattina, e l'aria fresca che entra oggi dalla finestra.

E cielo in tempesta, sei, come quello del nostro primo giorno.

Sei difficile come una strada di montagna, di quelle che però portano a vedere tutto con occhi diversi.

Sei una sveglia alle quattro del mattino, lasciare il rifugio e il calduccio del sacco a pelo per camminare con le torce fino all'attacco del ghiacciaio, e all'improvviso girarsi e vedere l'alba sul Monte Bianco.

Non ci sono parole per descriverla, l'alba.

Sei tutta la carta del mondo. In tutti i fogli in cui in questo preciso momento qualcuno sta scrivendo, ci sei tu. Magari un'idea lontana di te, ma ci sei tu.

Sei uno zaino, grande, ordinato, dove finisce di tutto e dove tutto quello che finisce lì, sa che non verrà buttato via. Magari dimenticato sul fondo per un po', ma sicuramente mai buttato via. Ci si trovano tesori, nascosti sotto agende di anni passati e penne senza inchiostro.

Ci sono io, nel tuo zaino, oggi.

Sei una canzone che parla di un amore perduto e della gioia di ogni attimo. E non importa se queste due cose sembrano inconciliabili, lo sono, tu lo sai, ed è per questo che quella canzone, stonata e biascicata, sei tu.

Sei un caffè, denso, forte. Di quelli che schifano le bustine di zucchero. Se ti ci metti sai essere anche un cappuccino, accogliente e rassicurante, con quella schiuma che è una dolcezza che arriva piano piano.

Non sarai mai cioccolato puro, sei misto, tu.

Sei un papavero, ed io una pratolina, e siamo noi.

Sei i fiori quadrati che disegni tu, l'ultima cosa che guardo ogni mattina uscendo dalla porta della nostra casa.

25 maggio, 2007

Pranzo in giardino, oggi

In questo ufficio il giardino è la cosa più bella, è una bolla verde isolata da tutto, con gli alberi, l'erba, Polly la gatta, laLila senza scarpe e la signorina Cesarina Castelli che prende il freschino.

La signorina Cesarina Castelli ha 96 anni e tre denti ed oggi mi racconta che è felice. Mercoledì è piovuto nel suo orto, perfino con la grandine: i pomodori del signor Giovanni purtroppo non hanno passato la notte, la lattuga della signora Pia neppure, ma le sue verze, appena piantate per le future cassouele sono salve, e lei è felice, ché la cassouela con le verze comprate l'ha fatta solo una volta, a 77 anni, e ha creduto di morire (se non è morta è solo perchè di lei non si dicesse "l'è morta giuvina, lè che la diseva mi me vori minga spusà perchè chi sa spusa al mor giuvin").

E' di Como, la signorina Cesarina, ma per un caso strano della vita è finita qui, in un giardinetto nascosto di una casa milanese. E laLila la capisce quando parla, con il suo dialetto ed i suoi tre denti, ed anche la grandine, mi sa, che non ha avuto cuore di rovinarle le verze...

24 maggio, 2007

Lila muta

Ho sempre avuto il desiderio di fare un lavoro che cambiasse il mondo, o almeno qualche abitante del mondo. Che fosse cruciale per il destino di qualcuno. Che fosse un destino.

Ed anche se solo in parte, in piccolissima parte, fare formazione può avvicinarsi a questa Idea. Perché, a volte, i manager antipatici a fine giornata mi sorridono, e gli operai mi invitano a bere la birra con loro. Ed i chirurghi mi fanno visitare la sala operatoria per spiegarmi cosa significa il loro lavoro. E mi scrivono dopo anni per dirmi che si ricordano di me.

Ma.

Questi due giorni sono in affiancamento muto. Muta, io… Ferma su una seggiolina rossa, così “inutile” che oggi ho messo su gli orecchini perché così almeno alcuni diranno: “oggi c’era una ragazza muta e ferma ma con un paio di orecchini bellissimi”…

Ed oggi, anche se amo il mio lavoro, oggi ancora di più soffro di non aver mai visto nessuno salire sul palco urlando "c'è un formatore in sala?"

E quando ho mandato il cv a Medici Senza Frontiere, beh, avrei gradito almeno un gentile diniego.

Ma poi.

Sempre oggi, muta e ferma e con gli orecchini belli, ed in più collegata ad internet grazie al piccolissimo mobile modem del Fab, scopro che c'è di peggio. Avrei potuto fare il "cloud appreciator", l'apprezzatore di nuvole, che sarà bellissimo, ma proprio utile non è. E il rischio c'era, considerando che l'amore per le nuvole, come quello per il greco antico, il sanscrito, il copto e tante altre cose inutilmente astratte e bellissime, di certo non mi mancava...

21 maggio, 2007

LilAddicted e Luimaiuscoli

C'è che fino a settembre non vedrò più il mio telefilm preferito...

E l'ultima puntata di questa serie è finita senza finire, come quando avevo 15 anni e telefonavo d'estate al fidanzatino dalla cabina del telefono, e sul più bello finivo la scheda da 10.000 lire, che durava un sacco, sì, ma mai abbastanza da non lasciare le ultime parole a metà.

C'è che, fra le cose incompiute, devo capire dove è finito l'Uomo di Cuore, e se Rebecca sceglierà di rimanere con l'Uomo Buono o con il suo Luimaiuscolo e, con questo dubbio, la notte ho sognato il finale de "I ponti di Madison County".

Il biglietto "Se le va un'altra cena quando volano le falene, venga domani sera, qualsiasi ora va bene" era già stato scritto, il vestito già comprato, le pellicole già messe in frigorifero, i quattro giorni già passati. Ho sognato il punto in cui Clint le dice "Questa certezza si ha solo una volta nella vita".

Lui era il suo Luimaiuscolo, lei aveva accanto un Uomo Buono, che metteva la salopette e chiedeva il polpettone per cena, ma non era il suo Luimaiuscolo.

Il suo Luimaiuscolo è arrivato, chiedendo l'impossibile che sarebbe potuto diventare possibile, chiedendo di scendere da un furgone accogliente sotto una pioggia scrosciante per salire su un altro furgone e su una vita incerta.

Ecco, ho sognato questo, e mi sono svegliata attorcigliata al mio Luimaiuscolograssettoinverde.

15 maggio, 2007

Buon compleanno!

Perché oggi il mio blog compie un anno...

A lezione!

C'è una candela rossa, oggi, al corso. Perché stasera studiamo i vini rossi, ed il riflesso del vino rosso si studia a lume di candela.

Ci sono io, già un po' brilla per l'aperitivo.

C'è il profumo di pesca dei miei capelli lavati, e spero che non distragga il naso del maestro o del mio vicino (quello del Fab bleffa, perciò non mi preoccupa...) C'è una signora nuova, grassa ed allegra, molto bionda e molto preoccupata per il vino della sua cantina. C'è Noemi, una ragazza con le tette che spuntano da una finestrella a forma di cuore della maglia, ci sono altri, incolori, e tra di loro, improvvisa, una bella giacca gialla. Poi si torna a fare il giro e ci sono di nuovo io, così distratta, così presa dalla punta della penna del Fab che disegna grappoli d'uva, così incantata dal legno del tavolo, pieno e morbido. E felice, perché è bello essere a scuola con il Fab attento, che questa sera sente mandorle tostate invece del biancospino...

Io ora aspetto le olive ascolane, che se no anche stasera torno a casa stropicciata, mentre il maestro spiega le differenze tra le uve toscane e quelle piemontesi, vere antagoniste, e chiude con una frase degna di citazione:
"Il toscano è un gentiluomo: ti ciula ma prima ti regala un mazzo di fiori. Il piemontese è schietto, diretto: ti ciula e basta."

11 maggio, 2007

Nella mia borsa

Cercando gli occhiali da sole, scanso le chiavi, il burrocacao e la moleskine, mi imbatto in un libro che non mi ricordo come sia finito nella mia borsa. Non l'ho comprato, non l'ho chiesto in prestito, nessuno me l'ha regalato. Sarò cleptomane?

La mia borsa è un micro mondo di oggetti sparsi, senza sicurezza. Nella mia borsa ogni volta penso che ci sia il telefonino e invece è in tasca. Dovrebbero esserci le chiavi e invece sono sempre da un'altra parte, tranne oggi, ma non vale perché non stavo cercandole.

Ci sono fogli, biglietti, matite, scontrini, c'è un elastico per i capelli, un anello rotolato in fondo alla tasca interna, liste di vecchie spese mai fatte, un braccialetto con i campanellini colorati che mi piace ma che non metto perché mi colora il polso.

Non ci saranno mai i miei appunti, quelli li porto con me, addosso a me, li abbraccio davanti, stretti. E attraverso Milano, con i miei appunti, prendo il tram, vado in ascensore, salgo le scale. I miei appunti, di sicuro, non si sentono soli.

Cameo per Frida:

Oggi nella mia borsa c'è un quadernino, di carta un po' ruvida, con piccole spirali verdi, ed il profumo di carta nuova. C'è lui, e chiacchiera. Oh se chiacchiera. Mi racconta della grazia di Frida, del modo in cui muove le mani, delle sue braccia forti. E mi chiede di correre a comprare una penna nuova, verde, solo per lui. Ed io gli rispondo "ok quadernino, ma ora fai il bravo, shh".

08 maggio, 2007

Adozioni compulsive

E' maggio, io sono felice, c'è il sole in via Carducci.

C'è chi compra scarpe di continuo,
c'è chi riempie la casa di candele che non accende mai,
c'è chi ha una cravatta diversa per ogni giorno dell'anno,
c'è chi ha almeno venti mascara nel beauty (io solo sei... :-D),
c'è persino chi fuma una sigaretta dopo l'altra,
c'è chi.

Io, oggi, faccio outing...

Quest'anno ho adottato:
  1. Kiluba, elefantessa indiana
  2. Makalha, tigressa thailandese
  3. Zhu Xiong, panda cinese
  4. Aitkanti, tartarughessa caraibica
  5. Salamat, leone dello Zakouma
  6. Eme, lontra gigante brasiliana
  7. James il delfino
  8. Tobia, cane zoppo di San Donato Milanese
Ecco, l'ho ammesso pubblicamente. Però, si sappia, che mi sono emancipata dai bachi da seta, quest'anno li ho abbandonati al loro destino, ma spero che anche senza di me possano star bene... :D

Leggerezza

Prima io conservavo tutto, ordinatamente diviso in scatole a seconda degli anni.

I miei orsacchiotti con gli occhi a bottone, i dentini da latte, i quadernini delle elementari con le cornicette e la mia scrittura grande di allora, di penne cancellabili e di matite morbide.

I miei Topolino e gli altri giornalini, e le gomme da cancellare, e sassi, conchiglie, fiori, perline colorate e biglie.

E dopo i miei panzuti diari, le cartoline, i biglietti dei treni e dei cinema, i foglietti piegati piccoli piccoli delle mie compagne di banco.

E poi la carta da regalo dei regali ricevuti, per ricordarsi di essere una persona che ha ricevuto regali, le carte fruscianti dei cioccolatini, i bicchieri in cui avevo bevuto nelle sere di chiacchiere, e le etichette dei vini più buoni o le foto delle caraffe.

E poi penne senza inchiostro, che mi erano state fedeli, e chissà se una penna sa quali parole andrà a scrivere, quanti numeri, quante liste della spesa.

Ecco, tutte le mie cose conservate nel passato sono lì, guai a chi le tocca, tesori nella mia vecchia cameretta.

Ma ora no, butto via quasi tutto, conservo solo le foto, i libri, le lettere, e pochissimo altro.

Leggera, la memoria storica della Lila di oggi, precisa al millimetro ma leggera...

07 maggio, 2007

Lila will say...

do fa fa fa, do sol mi fa,
do fa si (bemolle) si (bemolle),
la sol fa, sol fa mi... :D

04 maggio, 2007

Pagina 1, quaderno nuovo

Ho giocato e studiato con i numeri,
ho studiato e giocato con gli uomini,
per le strade di Alessandria, la sapiente, la bella nel sole.

Mio l’astrolabio per guidare le navi,
mio l’idroscopio per contare il tempo con l’acqua,
eppure mi ha tradita chi mi chiamava madre, sorella e maestra.

Hanno distrutto la biblioteca ed il tempio,
hanno diffuso la loro fede con la spada,
il mio corpo scarnificato da conchiglie affilate, quelle del mio mare.

Sono una macchia indelebile,
sono la musa,
sono Hypatia.

03 maggio, 2007

Lila Scrivoacolori

In un altro spazio, dove mi chiamavo Scrivoacolori, scrivevo colorando i giorni.

C'erano colori come "color sabato mattina" o "colore del primo bagno della stagione".

Dopo averli colorati, sembrava quasi che i giorni - tutti - venissero rivestiti di una leggera patina di quella sensazione, come se fosse un microscopico e cangiante pulviscolo.

Ricomincio, a scrivere colorato, anche se il colore di queste prime ore del giorno è stato "color della noia bigia", perché ho scritto quello che chiamano un paper su un argomento che è davvero difficile amare, come se fossi rivestita di carta stagnola, come se mi avessero invitato a una festa senza musica, come se qualcuno fosse andato in giro a mangiare i granelli di zucchero dalle brioche.

Però poi ho accarezzato la gatta, ed ecco una valanga di pensieri belli per i prossimi giorni: "color marroncino carta da pacchi di Muji", "color cena di venerdì sera", "color giallo oro del divano a Legnano", "color rosa pesca del mio nuovo shampoo", "color Fab che si sveglia con me", color "verde del mio 100esimo post" e così via.

02 maggio, 2007

Dubbio improvviso

Forse c'è qualcosa di strano se qualcuno mi propone di pagarmi in bottiglie di vino, così tante da ubriacare un reggimento...

Bah. Mi serve del tempo per pensarci... :D

26 aprile, 2007

Regalo per la gatta e il corvo del cortile

All'orizzonte di quell'oceano
ci sarebbe stata sempre un'altra isola,
per ripararsi durante un tifone
o per riposarsi e amare.
Quell'orizzonte aperto sarebbe stato
sempre lì, un invito ad andare.

La ragazza delle 100 polpette

Sicuramente cento, forse di più.

72 ieri sera, per il Cinebucum. 2 oggi per la mia gatta in ufficio. Una trentina a casa che aspettano di capire il loro destino, perché io adoro le polpette, ma forse mangiarle anche questa sera è un po' troppo...

Insomma, ieri mi son fatta prendere la mano, che io per 12 persone non avevo mai cucinato in vita mia, e non ho grande occhio per le quantità!

Però buone, morbide, un misto di carne, uova e ricordi, perché quelle polpette io ho imparato a farle dalla zia di Marcello, tra le chiacchiere fitte fitte in leccese e l'acquolina in bocca di quegli anni lì.

E da allora sono le mie polpette, ed insegno a farle a tutti quelli che conosco, perché per me sono le polpette di casa mia, dove tutti hanno una zia o una nonna che in cucina preparano polpette.

Ecco, con questo post qui parto in anticipo per il mio weekend a casa, ed allungo anche un po' fino al Salento, "non sai?" E mi invito a pranzo nelle cucine larghe e piene di luce, e racconto ad una signora gentile che le sue polpette hanno fatto furore e mi scuso se vado via prima del caffè, che qui a Milano la pausa pranzo è così breve...

Lila goes to...

Questa mattina tutto sembra essere spolverato di zucchero a velo e velluto.

E non c'è niente che possa rovinarmi la voglia di mettermi al sole in pausa pranzo, di mangiare le verdure cotte al vapore della nuova vaporiera, di tornare a casa ed entrare nella doccia, portando il miscelatore sul freddo, freddo che più freddo non si può, perché a me la doccia piace farla così, in qualunque stagione.

Sono in uno stato di grazia, non ho ancora combinato molto, se non sorridere al pacchettino che si è materializzato sulla mia scrivania, con un libro che non conosco, una dedica e due fogli scritti con una grafia curata.

Ho voglia di stringhe di liquirizia, di gironzolare per la città prima di sera e di andare.

Dove? Mi piacerebbe che qualcuno mi regalasse una destinazione, dove poter partire senza valigia, con un libro, un biglietto per il treno, le ballerine e un pacchetto di wafer al latte.

Perché domani potrei anche anticipare il ponte e partire, per poche ore, con la Su che scodinzola già all'idea.

24 aprile, 2007

Update

Fab, dopo l'insalata di cipolla, mi ha preparato le fragole con le banane. Ma non fragole e banane così. Buonissime, romanticissime.

Che, se non dovessi pensare al ruolo da duro che lui gioca con il mondo, potrei postare la foto, delle mie fragole e banane di stasera...

Ah, le fragole con le banane.

Dedicato all'insalata alla cipolla del Fab

Cipolla, anfora luminosa,
petalo a petalo
si formò la tua bellezza,
squame di cristallo ti accrebbero
e nel segreto della terra oscura
si arrotondò il tuo ventre di rugiada.
Sotto la terra
fu il miracolo
e quando apparve
il tuo rozzo stelo verde,
e nacquero
le tue foglie come spade nell'orto,
la terra accumulò il suo potere
mostrando la tua nuda trasparenza,
e come in Afrodite il mar remoto
duplicò la magnolia
innalzando i suoi seni,
così ti fece,
cipolla,
chiara come un pianeta,
e destinata a brillare,
costellazione costante,
rotonda rosa d'acqua,
sulla tavola della povera gente.
Generosa
disfi
il tuo globo di freschezza
nella consumazione fervente della pentola,
e la parete di cristallo
al calore acceso dell'oliosi trasforma in arricciata penna d'oro.
Anche ricorderò come feconda
la tua influenza l'amor dell'insalata,
e sembra che il cielo contribuisca
dandoti fine forma di grandine
a celebrare la tua chiarità sminuzzata
sugli emisferi di un pomodoro.
Ma alla portata delle mani del popolo,
innaffiata di olio,
spolverata con un po' di sale,
uccidi la fame
dell'operaio nella dura strada.
Stella dei poveri,
fata madrina
avvolta in delicata carta,
esci dal suolo,
eterna, intatta, pura
come seme d'astro,
e nel tagliarti
il coltello in cucina
sale l'unica lacrima
senza pena.
Io ho cantato quanto esiste, cipolla,
ma per me tu sei più bella
di un uccello dalle penne abbaglianti,
sei per i miei occhi
globo celeste, coppa di platino,
danza immobile
di anemone niveo,
e vive la fragranza della terra
nella tua natura cristallina.

Pablo Neruda
Ode alla Cipolla

Ecco, mi sento commossa, poetica e grata alla vita, anche se saprò per dieci giorni di cipolla e se principi e cavalieri cadranno svenuti al mio passaggio.

19 aprile, 2007

Lila at lunch

Eccolo, il magone di metà mattina.

Dovrei andare a New York, con il Fab che fa lo scrittore promettente e squattrinato, un gatto senza nome e una casa senza mobili.

... ma non saprei chiamare i taxi fischiando, con un cappello a tesa larga e gli occhiali da sole...

No, quello che vorrei è un vaso di ranuncoli, una bottiglia di vino rosso, un cd di Tom Waits e laTita a pranzo con me.

L'ho chiamata, un attimo fa, in questa ora strana per chiamare un'amica, mentre lei dava la pappa alla sua bimba ed intanto pensava a quale busta knorr preparare per sè. La mia Tita che mangia schifezze, la mia Tita che si fa crescere i capelli, la mia Tita che non ci credo che è diventata mamma.

Bella, la mia amica che sa di mare e di campagna.

18 aprile, 2007

PinkLila



Ho avuto due regali dal mio amore viaggiatore, per scacciar via le notti solitarie e la paura del buio. Rosa. Bellissimi. Frivoli. Futili. Una scatola di latta per le calze ed una borsina per le spazzole, lo spazzolino ed il mio mascara. :)

GreenLila

Si sono radunate di notte. Hanno chiamato i vecchi stregoni, per un sabba verde. Hanno danzato, libere dal cemento, senza curarsi delle macchine parcheggiate, attente solo a non disturbare i nidi, a non svegliare le formiche.

Ieri mattina erano rami ancora spogli, vedevi le foglie compresse in guaine strette, troppo strette ormai, busti da vecchie zitelle un po’ peutulanti, quelle che hanno sempre una mentina e un fazzoletto di lino in una borsa di lucertola nera.

Hanno danzato, scuotendo le teste che oggi sono cappelli di un verde che se non esistesse non ci sarebbe niente per immaginare il verde.

Ed oggi le vedi, orgogliose dei loro vestiti nuovi, che oscillano nel sole.

Le foglie dell’acero raccontano di bambini e biciclette, quelle della quercia di fortini e battaglie con pallottole di fango, le betulle dell’amore triste di un merlo.

E ridono sotto i temporali, e si fanno fare il solletico dalle nuvole, e non hanno paura di niente, nemmeno dei bruchi, forse solo un po’ della grandine, che spoglia e umilia come un tradimento.

Credo davvero che non dovrei far altro che prendere un vecchio plaid di lana, scozzese e un po’ ruvido, e sdraiarmi alla loro ombra, e stare zitta, spegnere il telefono, chiudere gli occhi e aspettare di diventare meno grigetta anche io, più verde e bella.

16 aprile, 2007

Cose

Cose che sono successe, cose che succedono, cose che forse succederanno.

Cose. Piccole, come comprare un paio di scarpe e commuoversi per un film, così.

Cose microscopiche, come confrontare i ricordi, e a me sembra di ricevere regali inaspettati e preziosi, perché nessuno mi ha mai regalato ricordi comuni.

Cose che mi fanno arrivare a sera stanca, e vorrei scrivere cose diverse, ma il letto canta come una sirena, mi invita, mi inebria, e io mi arrendo, eccomi, arrivo, lascio stare tutto, non spengo nemmeno la luce, non mi tolgo neanche gli occhiali, mi sono solo tolta le scarpe.

Cose che stanno in un sacchetto, un libro, tre film, e una borsa insospettabile.

Cose che profumano, di pulito, di latte, di fiori, di pensieri, di sole, di vino, di capelli, di carta, di niente, di caffè, di lenzuola, di basilico, di pasta lievitata, di metallo, di cuoio, di freddo, di sorrisi, di una scatola che contiene settantaquattro bustine di diversi tè, da dolcificare a piacere con miele e parole.

13 aprile, 2007

Pensieri, ombrelli persi, orecchini spaiati e baci non dati

Oggi in macchina ho pensato ad un incipit di un racconto che mi piacerbbe scrivere. Chissà perché i migliori incipit li penso nella mia Smart, quando non ho né carta né penna né divano.

Probabilmente capita a tutti così, e ci sono migliaia di splendidi pensieri legati ai bordi di un marciapiede, fermi alla fermata del tram, in attesa che qualcuno li recuperi e li porti in un quaderno, in un blog, tra le parole che aspettano pazienti.

Qualcuno di loro finisce sotto una macchina, purtroppo, mentre la biondina al volante pensa che deve preparare la cena, e l'uomo con il naso grosso che deve tornare a casa a correggere i compiti di matematica di seconda media e passare in farmacia, e quella signora nervosa che deve dire al fidanzato che aspettano due gemelli.

Pensieri così, toerie di pensieri, come direbbe il Fab.

Dove vanno i pensieri, una volta pensati? Diventano vapore acqueo, si dissolvono, si posano come una leggera polvere sull’erba ad aspettare un temporale? Vagano?

Forse si imbarcano su qualche volo di linea, insieme a tutti gli ombrelli persi e gli orecchini spaiati e i baci non dati.

Probabilmente si riconoscono: "...ma tu sei “ho finito i limoni”, ciao io sono "vorrei avere le ciglia così lunghe”, prendi lo stesso volo?", mentre guardano con desiderio quei pensieri che sono diventati parole, quelli che sono addirittura parole che non si dimenticano e quelli che ora sono inchiostro viola su un quadernino.

Ecco, io li accompagnerei all'aeroporto tutti questi pensieri, e direi loro di salutare per me il mio ombrello rosso e quel meraviglioso orecchino con le perline verdi che ho perso a tredici anni.

(E dite ai baci che non ho dato che. Dite loro che. Dite questo. Loro capiranno).

Sono giorni che

Ci sono alcuni giorni in cui senti che sei tu a decidere quello che sei, come sei e come sarai.

Sono molto fiera di aver raccolto tutte le meravigliose schifezze dolci arrivate in ufficio in un sacchetto, e di averle regalate al figlio della portinaia (il dolcetto pan di stelle del mulino bianco, mai assaggiato ma così bello, a dir il vero, mi mancherà tantissimo).

Sono fiera di non aver ceduto alla pigrizia, stamattina, e di aver visto un cagnone tutto nero giocare nel cortile alle 7 di mattina, come se la giornata non potesse che essere meravigliosa, per lui e per tutto il mondo.

Sono fiera di una nuova consapevolezza.

Sono fiera di molte cose. E sono perplessa per tante altre, così perplessa che ho chiesto al Fab di aspettare che mi arrivassero le parole, ed intanto di darmi baci.

Sono giorni in cui l'unica cosa sensata sarebbe mettersi al sole, a dormicchiare, ad arrotolare il tempo sulla pelle, a canticchiare a bassa voce, a camminare in mezzo a fontane per non bagnarsi, o per bagnarsi, ma con il sorriso.

Sarebbero giorni di libri, di cose da organizzare, di desideri, del cioccolato di quel coniglietto al latte che mi guarda grato, con quel suo fare saggio (eh no!, lui non sono riuscita a regalarlo, mi guardava...)

03 aprile, 2007

Se vuole può averlo gratis...

Buffo, eh.

Pranzo con Fab, e già mi piace. Un bel calduccio fuori, ed i tulipani di tutti i colori, e mi piace ancora di più. Giretto da Feltrinelli? Bellissimo.

Poi arrivo alla cassa, ed un ragazzo occhialuto mi sorride e mi dice che quello che ho comprato posso averlo gratis. Perché io ho una tessera blu magica che si ricarica da sola, forse...

Io non so perché, ma la mia tessera ha condizioni speciali, che in un momento di sana onestà ho anche tentato di scoprire... poi ho smesso di chiedermelo, ed ora questa tessera blu magica è il mio tesoro! :)

- 4!

Giornali frivoli, il miglior marocchino della storia dei marocchini, Feltrinelli, serata di progetti con Paola che aspetta un bambino.

Gli ovetti kinder da aprire con mio cugino, il broncio con mia zia perché io non voglio l'agnello. Vedere le scarpe nuove di mia mamma ed accoccolarmi vicino a papà, e regalare a mia nonna l'ultimo giallo che ho letto. Andare al cinema con Silvietto che è diventato ingegnere alla Normale e far correre Pillo al parco.

Ho voglia di tornare a casa. Ho voglia di mare. Di quello arrabbiato in questo aprile strano per la Puglia, che ulula, e tu puoi star lì, ad ascoltarlo senza cercare di consolarlo, che a volte urlare è necessario.

Tre libri nuovi per quattro giorni, metti che uno non mi piaccia? L'ipod che mi preparerà Fab per il viaggio, con i Baustelle ed i Pearl Jam.

Passeggiare per le strade del luogo a cui appartengo, da sempre e per sempre.

Cose così.

02 aprile, 2007

Merde

Questa notte ho sognato di trasferirmi a Parigi, in uno di quei sottotetti che hanno solo le città europee.

Ora sono sveglia, ma provo ancora ad immaginarmi camminare ogni giorno sui viali. Provo a vedermici e mi ci vedo. Provo ad immaginarmi tornare ogni sabato dal mercato con le verdure, i capperi sotto sale per il Fab, i lupini, il pane sotto il braccio.

c'est où le marché ici? où? où? trop compliqué s'imaginer une vie. une maison. sortir le samedi. manger. boir. faire la cuisine.

Mi organizzo mentalmente il trasloco lontano. Sarà facile, già mi vedo mettere fogli di giornale intorno alle mie cose preziose, ancora una volta. Già mi vedo selezionare i libri di cui non posso fare a meno, scegliendone troppi più del necessario e portare almeno 10 delle mie scatole di latta. Mi dico che quella rossa dei cioccolatini andrebbe bene su un comodino, se mai ne dovessi avere uno.

Va bene, mi dico. "casa è dove ci sono i miei libri" ha detto ieri il Pier. Se porto i miei libri, posso vivere a Parigi. E finisco per desiderarlo davvero...

merde.

Oggi il mio alter-ego ha la erre moscia.

31 marzo, 2007

Un capello bianco

Cioè, in realtà, più di uno.

Un ciuffettino di capelli candidi, bellissimi. I primi, spuntati in via Carducci dopo lo spavento più grande della mia vita, accolti con il sobrio ma indiscutibile orgoglio dell'eroe ferito in battaglia.

Che poi io, tra 40 anni, vorrei una chioma candida e un rossetto scarlatto. Per ora mi devo accontentare di circa dieci capelli nivei e di un luccicalabbra trasparente.

Mi guardo in giro e vedo donne meravigliose con teste che non hanno mai conosciuto una ricrescita e donne grottesche con i capelli corvini e i lineamenti artefatti o le donne del compromesso, nei colori del miele e dell'età. E tutte le ragazze che stanno sperimentando, che inventano tutte le variabili variazioni cromatiche.

E in mezzo ci sono io, con il mio hennè che, non si sa perché, lascia sempre fuori i miei dieci gioielli. Mi chiameranno la ragazza con un meraviglioso ciuffo di capelli color fogli non scritti, che un giorno ha incontrato un ragazzo con delle parole meravigliose da scrivere sul bianco di capelli, di pensieri di respiri e di giorni da intrecciare.

30 marzo, 2007

Raccolta punti



Lo so, si può essere contenti per mille motivi più importanti... ma io sono contenta come la polenta con il gorgonzola (citazione!) per la mia raccolta punti completa.

Ho gongolato per metà pomeriggio, dopo aver ritagliato, incollato, compilato e spedito il modulo. Entro il 31 marzo, anzi, un giorno prima. Dopo aver mangiato per due mesi granetti integrali, dopo aver litigato con il Fab che mi ha rubato i raggianti, dopo aver chiesto a mezzo mondo di mangiare fette biscottate e grissini...

Perché è la prima volta nella mia vita che completo qualcosa del genere!

Proprio io, io che sono l'incostanza fatta Liletta, io che da bimba non ho mai avuto i regali del Mulino Bianco perché avevo l'acetone e non potevo mangiare le merendine, né quelli dei formaggini perché a me piaceva il formaggio vero, né, dopo, quelli del supermercato perché non decido mai cosa scegliere, né quelli della benzina, né quelli del telefonino perché mi dimentico di contarli...

Io che non ero capace di completare neppure gli album delle figurine ed ora ho pacchi interi di vecchi album incompleti, io che senza Marcello non avrei mai completato un puzzle, io che non potrei mai giocare ai giochi del Fab perché non completerei mai i diversi livelli...

Io che so portare a termine solo le cose che hanno a che fare con lo studio, perché lì sono un fulmine di guerra, io che mi annoio e cambio idea così spesso...

Ecco, io, oggi, ho spedito la mia raccolta punti completa. Ed avrò un portapane di legno bellissimo, anche se non compriamo mai il pane e se non voglio vedere un granetto per i prossimi dieci anni... :)


23 marzo, 2007

Perché io sono mancina!

Ho trovato una penna stilografica ed ha perfino l'inchiostro viola!

Scrivo malissimo, sembrano scarabocchi, scrivo da mancina, devo scrivere con il quaderno inclinato per non portare a spasso l'inchiostro.

Ha un ritmo diverso, un respiro diverso, la stilografica.

Mi ricordo, in terza elementare, quando diventare grandi significava abbandonare la matita e passare a una pelikan con le cartucce blu. Mi ricordo la mia maestra Pietra che ha tentato di dirmi "usa la manina bella! non quella lì, che ti sporchi..."

Ed io oggi per protesta e per nostalgia, provo a scrivere di nuovo con la sinistra, dopo anni anni luce, e con una penna difficilissima da usare.

Mi piace appartenere a una minoranza, ed essere mancina è una meravigliosa minoranza. Non siamo capiti, di solito. Non esiste un coltello per il pesce, le forbici sono un disastro, se mangio la pizza in una tavolata mi devo sedere a fine tavolo...

Anything left handed, ecco la mia prossima meta.

Guardo la mia mano sinistra e mi viene da sorridere.

20 marzo, 2007

Oggi...

Mi sento come la buccia di un caco acerbo
ruvida
al tatto
al gusto.
Non voglio che nessuno mi sbucci.

Anche se per aspettare la primavera il mio blog si è colorato di verde.

02 marzo, 2007

Unformal Friday

I pomeriggi luminosi sono così, mi fanno perdere, pensare, fare sospiri grossi.

Mi fanno innamorare questi pomeriggi qui, perché non mi sono dimenticata come ci si innamora.

Si casca, si inciampa, si perde l'equilibrio e si cade sul marciapiede sbucciandosi il ginocchio, ci si schianta per terra sui sassi e si rimane storditi, all'improvviso.

Stupiti. Luminosi, persi, pensierosi, fra sospiri grossi.

...magari un giorno saremo sdraiati in un prato e tu, con la testa appoggiata sulla mia pancetta, ascolterai un giovane affascinante con gli occhiali che leggerà solo per te, e ci sarà un ragazzino che correrà dietro un pallone e chiederà la tua attenzione, ed una bimba si guarderà felice le sue scarpette nuove...

19 febbraio, 2007

Ho una papera, che si chiama...



adopt your own virtual pet!

Welcome back

Profumo di fiori, lavanda, candeggina e anticalcare.

Dopo numerosi giorni di latitanza dalle cure domestiche, ho messo una mano sul cuore e l’altra sulla spugna. Ho le dita dure e l’animo molle, una chimica che brucia l’epidermide.

Ma sono contenta. Ed è ora di tornare anche al mio blog.

15 gennaio, 2007

Perdindirindina

Ci sono periodi in cui poche cose mi fanno sentire "spensierata", come se fosse estate e di fronte a me ci fosse il mare. Come se ci fosse il vento e portasse via i pensieri.

Fab che canta, la sera in macchina.

Lui canta felice e mi sorride, nel riflesso delle stelle gialle che ci sono intorno al cartello luminoso di Euronics. Lui canta stonato e mi stringe forte la mano. Lui canta, canta, canta e mi racconta le parole delle canzoni che ascoltava a quattordici anni.

Mentre corriamo veloci verso casa, mentre muoio dal desiderio di tornare indietro e ricominciare a cantare, tutta la notte.

Ecco a cosa penso, guardando dalla finestra il cielo di lana cotta di oggi, con il profumo di mandarino sulle mani ed un po' di freddo, mentre accarezzo la pelle dei miei pensieri.

09 gennaio, 2007

laLila oggi

Mi sentivo preziosa e pericolosa, inoffensiva e mortale, silenziosa e irrequieta, odiosa e felice, dolce e corrosiva, insignificante e rara, pura e sorprendente, insidiosa e paziente, musicale e cacofonica, ma al di là di tutto (…) mi sentivo invulnerabile.

Amélie Nothomb
Métaphysique des tubes

04 gennaio, 2007

Lila nel pentagramma

Sarà che il nostro viaggio è stato bellissimo, sarà che è il primo anno della mia vita che lavoro il 4 gennaio, sarà che era così irruente il mare del nord, sarà che c'era lo champagne, il vento, il mio amore, sarà che amo passeggiare nelle stradine, nei viali, lungo i canali.

Sarà che il cioccolato era buonissimo...

Ma oggi sono in tono minore.
Un po' mi bemolle.
Letta in chiave di basso.

Dovrei arrotolarmi nel mio piumone, e ricominciare da capo, oggi.

25 dicembre, 2006

22 dicembre, 2006

21 dicembre, 2006

Benvenuto inverno

ON AIR:

Chanson juste pour toi,
Chanson un peu triste je crois,
Trois temps de mots froissées,
Quelques notes et tous mes regrets,
Tous mes regrets de nous deux,
Sont au bout de mes doigts,
Comme do, ré, mi, fa, sol, la, si, do.
C'est une chanson d'amour fané,
Comme celle que tu fredonnais,
Trois fois rien de nos vies,
Trois fois rien comme cette mélodie,
Ce qu'il reste de nous deux,
Est au creux de ma voix,
Comme do, ré, mi, fa, sol, la, si, do.
C'est une chanson en souvenir
pour ne pas s'oublier sans rien dire
S'oublier sans rien dire

Questa canzone in un itunes non mio, con l'inverno che arriva in una giornata di sole, di cielo azzurro e di freddo che mi fa rabbrividire nella mia sciarpa colorata. Va bene, per dire benvenuto all'inverno, lui che arriva cantando do, ré, mi, fa, sol, la, si, do...

laLila, tra due citazioni

“(…) Dopo aver fatto l’amore, dormiremo abbracciati. La tua schiena contro il mio ventre. E io stringerò le dita dei piedi attorno alle tue caviglie, come delle mollette, perché tu non possa volar via la notte. Saremo come un’immagine in un libro di scienze: un frutto tagliato a metà, tu la buccia e io il torsolo”.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello

Vorrei implodere per un istante
e poi riaprirmi come una ginestra
in silenzio
sotto le stelle.
Questo, mi fai tu.

“(…) E’ una legge non scritta: chi vuole starmi vicino deve assumersi la responsabilità della mia anima”.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello

15 dicembre, 2006

Lila in the morning

Stamattina sentivo scorrere dentro e affianco la città, camminando nel sole fino a Porta Venezia.

Le case, i portieri in divisa che lavano il pavimento di marmo, le mamme bionde che portano i figli all'asilo, le commesse ancora tranquille, i signori eleganti che si sistemano la sciarpa appena usciti dal bar.

Ed io che passeggio alle dieci di un venerdì mattina, con la mia bella borsa con i miei tesori. Il taccuino francese che mi ha regalato la Su, le mentine, le chiavi, le penne di Muji. Qualche biglietto del bus scaduto, il libro preso e abbandonato più volte, un elastico blu di spugna e cianfrusaglie dei giorni passati.

Cercavo la casa con i fenicotteri rosa in giardino, sembra ce ne sia una a Milano. Ma si può?

Ed ora, dopo la passeggiata, ho voglia di un camino e di un tarallo. Mentre il biglietto per il prossimo viaggio riposa nel cassetto, un po' in attesa anche lui di sapere cosa succede.