24 maggio, 2007

Lila muta

Ho sempre avuto il desiderio di fare un lavoro che cambiasse il mondo, o almeno qualche abitante del mondo. Che fosse cruciale per il destino di qualcuno. Che fosse un destino.

Ed anche se solo in parte, in piccolissima parte, fare formazione può avvicinarsi a questa Idea. Perché, a volte, i manager antipatici a fine giornata mi sorridono, e gli operai mi invitano a bere la birra con loro. Ed i chirurghi mi fanno visitare la sala operatoria per spiegarmi cosa significa il loro lavoro. E mi scrivono dopo anni per dirmi che si ricordano di me.

Ma.

Questi due giorni sono in affiancamento muto. Muta, io… Ferma su una seggiolina rossa, così “inutile” che oggi ho messo su gli orecchini perché così almeno alcuni diranno: “oggi c’era una ragazza muta e ferma ma con un paio di orecchini bellissimi”…

Ed oggi, anche se amo il mio lavoro, oggi ancora di più soffro di non aver mai visto nessuno salire sul palco urlando "c'è un formatore in sala?"

E quando ho mandato il cv a Medici Senza Frontiere, beh, avrei gradito almeno un gentile diniego.

Ma poi.

Sempre oggi, muta e ferma e con gli orecchini belli, ed in più collegata ad internet grazie al piccolissimo mobile modem del Fab, scopro che c'è di peggio. Avrei potuto fare il "cloud appreciator", l'apprezzatore di nuvole, che sarà bellissimo, ma proprio utile non è. E il rischio c'era, considerando che l'amore per le nuvole, come quello per il greco antico, il sanscrito, il copto e tante altre cose inutilmente astratte e bellissime, di certo non mi mancava...

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