
Sono felice, felice terribilmente, ma così turbata dalle emozioni che provo, mai nella vita così numerose, complesse, ancestrali. Così turbata che non so raccontare, non so parlare.
Ho la pancia che batte e che vive, e si chiama PumPum.
Il mio sogno è crescere felice, un altro è che, in qualche luogo nascosto, esista davvero Paperino. E le mucche volanti di Chagall. Mi piacerebbe anche dipingere di rosso la porta della mia casa. E vorrei che il mio cagnolino potesse ritornare cucciolo infinite volte. :)
"vedere la neve che cade sul mare è un privilegio"
E ti riportano a quando non arrivavi a un metro, ma eri tu, ti sentivi tu. Se ti ricordi così bene dei dettagli, vuol dire che anche a meno di un metro eri tu.
La palla era celeste, di plastica, e tu la tiravi per ore, prima di cena, nell'aria azzurra, prima che tua nonna ti chiamasse "nanin, vegn in cà!", e solo tu la capivi perché era l'unica nonna del nord tra tutte le nonne dei tuoi amici.
Una volta hai mangiato una rosa, perchè l'avevi visto fare in un film. Poi ti sei preoccupata che la rosa germinasse in qualche piega del tuo corpo e ti potessi svegliare con boccioli di rosa che spuntavano dalle orecchie. E poi ti sei divertita all'idea, e hai sognato per anni che succedesse.
Ad un certo punto non hai più avuto paura del buio, anzi, lasciavi i biscotti per i lupi che ti si diceva vivessero sotto il letto "signori lupi, volete i biscotti al cioccolato?" e tu, anche oggi, adori i biscotti al cioccolato.
E la tua penna con le stelline, te la ricordi lei, perché l'hai dimenticata sull'unica casa su un albero della tua vita, l'unica su cui sei mai stata perché il terrore del vuoto, quello lì, non l'hai mai superato ed ancora oggi ti attanaglia anche se sali su una sedia. Ma quell'albero era bellissimo, di quelli con le foglie a cuore, d'argento, che cantano. Probabilmente la tua penna con le stelline è ancora lì, a scrivere storie di foglie che cantano.
Tutte queste cose, e molte altre, ti si sono fermate tra le scapole (le avevi "alate" tu, e ti sembrava di poter essere un uccellino, perché nessuno ti aveva spiegato che non era proprio così) e ti parlano del passato, in questa sera qui in cui hai realizzato che la tua amica è diventata mamma e che, anche tu, stai diventando grande.
"Con la grande coppa vieni spesso tra i banchi della nave veloce, e togli i tappi agli orci panciuti; fino alla feccia spilla il vino rosso: noi, in questa guardia, non potremo essere sobri.
* * *
Sul banco della nave sta la mia focaccia impastata; sul banco della nave sta il vino d'Ismaro; disteso sul banco io bevo.Di lottare al tuo fianco, come di bere quando ho sete, di questo ho voglia."
(Archiloco, Fragmenta, VII sec. a.C.)
"Il toscano è un gentiluomo: ti ciula ma prima ti regala un mazzo di fiori. Il piemontese è schietto, diretto: ti ciula e basta."
Questa mattina tutto sembra essere spolverato di zucchero a velo e velluto.
E non c'è niente che possa rovinarmi la voglia di mettermi al sole in pausa pranzo, di mangiare le verdure cotte al vapore della nuova vaporiera, di tornare a casa ed entrare nella doccia, portando il miscelatore sul freddo, freddo che più freddo non si può, perché a me la doccia piace farla così, in qualunque stagione.
Sono in uno stato di grazia, non ho ancora combinato molto, se non sorridere al pacchettino che si è materializzato sulla mia scrivania, con un libro che non conosco, una dedica e due fogli scritti con una grafia curata.
Ho voglia di stringhe di liquirizia, di gironzolare per la città prima di sera e di andare.
Dove? Mi piacerebbe che qualcuno mi regalasse una destinazione, dove poter partire senza valigia, con un libro, un biglietto per il treno, le ballerine e un pacchetto di wafer al latte.
Perché domani potrei anche anticipare il ponte e partire, per poche ore, con la Su che scodinzola già all'idea.
Eccolo, il magone di metà mattina.
Dovrei andare a New York, con il Fab che fa lo scrittore promettente e squattrinato, un gatto senza nome e una casa senza mobili.... ma non saprei chiamare i taxi fischiando, con un cappello a tesa larga e gli occhiali da sole...
No, quello che vorrei è un vaso di ranuncoli, una bottiglia di vino rosso, un cd di Tom Waits e laTita a pranzo con me.
L'ho chiamata, un attimo fa, in questa ora strana per chiamare un'amica, mentre lei dava la pappa alla sua bimba ed intanto pensava a quale busta knorr preparare per sè. La mia Tita che mangia schifezze, la mia Tita che si fa crescere i capelli, la mia Tita che non ci credo che è diventata mamma.
Bella, la mia amica che sa di mare e di campagna.
Adoro il cioccolato di via Anfossi e fare l'amore sui prati mossi.
Innamorata di un elfo che uccide gli orchi con le sue magie. (...)
Françoise alzò gli occhi. Le dita di Gerbert saltellavano sulla tastiera, mentre egli fissava il manoscritto con aria torva. Sembrava stanco e anche Françoise era assonnata, ma la stanchezza in lei aveva un che di intimo e di lezioso. Non le piacevano quelle occhiaie nere che sottolineavano gli occhi di Gerbert: aveva il volto sciupato, più duro, i suoi vent'anni si vedevano tutti. (...)L'invitata, Simone de Beauvoir
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